CISTI NON PARASSITARIE DEL FEGATO
Si origina in presenza d’interfacce curvilinee a forte riflessione speculare
per cui le strutture poste in prossimità riproducono l’immagine anche al di
sotto di essa.
Questo artefatto si produce a causa di riflessioni multiple che avvengono tra la
superficie che funge da specchio e la struttura posta a ridosso di essa, con
conseguente allungamento del tragitto del fascio e allungamento del tempo
impiegato per ritornare alla sonda; il maggiore tempo impiegato dagli ultrasuoni
per ritornare alla sonda viene interpretato dall’apparecchio come una maggiore
distanza percorsa e, la struttura in esame, oltre che nella sede reale viene
riprodotta anche al di là della superficie specchio, in sede speculare a quella
reale.
Le cisti congenite o biliari del fegato sono cavità che contengono liquido
limpido o citrino , tappezzate da epitelio biliare che originano da un eccesso
di dotti biliari, che non vanno incontro alla normale involuzione e che
successivamente possono dilatarsi, non comunicando con l’albero biliare. La
malattia policistica epatorenale é la sola patologia a cui viene riconosciuta
una ereditarietà autosomica dominante a penetrazione variabile nell’adulto e
recessiva nel bambino, anche se la frequenza delle cisti non parassitarie del
fegato (cnp) aumenta nei familiari delle persone con patologia cistica
congenita.
La terminologia attuale divide le cisti non parassitarie in:
a) Cisti uniche (61%)
b) Fegato multicistico ( 36%) ; >1 cisti < del 50% di interessamento
dell’organo
c) Fegato policistico (2,7%) ; quando è interessato > del 50% del fegato
d) Malatttia policistica epatorenale (0,89%)
Le dimensioni delle cisti possono variare da alcuni millimetri ad alcune decine
di centimetri, ma il 90% presenta dimensioni inferiori a 5 cm.
Le indagini epidemiologiche ecografiche mostrano una incidenza di questa
patologia nella popolazione generale del 4,66% (Caremani 1993)
inoltre confronti autoptico ecografici evidenziano che le cnp del fegato sono
rare sotto i 20 anni ma aumentano di numero e dimensioni con l’età (75% >
70 anni, Caremani 1993).
DIAGNOSI ECOGRAFICA:
Le cisti non parassitarie del fegato di tipo solitario sono un reperto
occasionale in ecografia , essendo asintomatiche e solo raramente emergono sul
piano clinico . Il sintomo più frequente é il dolore , che scompare con
l’aspirazione ecoguidata della cisti.
Le caratteristiche ecografiche sono quelle delle cisti di altri organi: immagini
asoniche, rotondeggianti od ovalari, con contorni regolari e ben definiti,
parenchima circostante normale, vuoto acustico in A-mode, rinforzo di parete
posteriore e coni d’ombra laterali.
Le calcificazioni sono di norma assenti, talvolta però la forma è irregolare e
le pareti sono frastagliate.
Quando sono sepimentate non è possibile discriminare se si tratta di un vero e
proprio setto, oppure della giustapposizione di due cisti contigue.
Le cisti non parassitarie possono causare bozzature del fegato e dislocare rami
intra-epatici, di norma venosi, strutture queste ben valutabili all’
eco-Color-Doppler, metodica che per altro consente di evidenziare anche
l’assenza di vascolarizzazione della parete delle lesioni.
Il quadro ecografico della malattie policistica epatica è caratterizzato da
molteplici aree prive di echi, ovalari, spesso radunate in gruppo; le cisti
possono essere tanto numerose da rendere difficile riconoscere la colecisti.
Questo reperto, associato ai rinforzi acustici posteriori ed ai coni d’ombra
laterali, causano in genere una diffusa disomogenità dell’ecostruttura
epatica.
Le cisti non parassitarie del fegato si differenziano con facilità da ematomi,
ascessi e tumori cistici, dalla presenza di contorni regolari e normalità del
parenchima circostante, dall’assenza di ecogenicità endocistiche e di
elementi solidi o spessi setti. Le cisti idatidee semplici si differenziano per
la presenza di una parete propria, ben evidenziabile con sonde da 5-7,5 Mhz. e
per la presenza di sabbia idatidea e di scollamento della parete.
Le complicanze più frequenti sono caratterizzate da emorragia ed infezioni. Le
emorragie si caratterizzano con l'aumento di volume della lesione e presenza di
echi fini stratificati posteriormente che si muovono con il decubito e si
caratterizzano clinicamente con dolore.
Le infezioni invece mostrano rapido aumento dell'ecogenicità interna con echi
mobili con il decubito, talora sono presenti artefatti da riverbero.
Dr. Marcello Caremani